Anche quest'anno il consueto appuntamento con l'arte organizzato dalla Fondazione Bano e dalla Fondazione Antonveneta a Palazzo Zabarella si rivela per molti versi imperdibile; il tema affrontato è quello del Simbolismo in Italia, le date dell'esposizione quelle che vanno dal 1 ottobre 2011 al 12 febbraio 2012.
Fra Otto e Novecento, proprio mentre l'Europa è attraversata dagli entusiasmi e dalle inquietudini della Belle Époque, fanno il loro prepotente ingresso anche in pittura i temi dell'inconscio, del sogno, della fantasia, quasi un'enorme lente di ingrandimento grazie alla quale vengono indagate le realtà universali dell'animo umano che parevano minacciate dal progresso tecnologico. Anche la visione del paesaggio cambia ed esso diviene espressione del desiderio di andare oltre le apparenze, in una continua tensione allo svelamento dei legami che esistono fra umanità e natura.
Il movimento simbolista è un fenomeno che si afferma velocemente su scala europea, ma il pregio di questa mostra è quello di indagare per la prima volta a fondo la vicenda italiana che, fatti anche i dovuti raffronti internazionali, appare già a prima vista di assoluta qualità.
Possiamo vedere esposti i grandi capolavori di quelle che furono le vere anime del movimento, Segantini e Previati (il primo maggiormente legato alla realtà, il secondo all'aspetto del sogno) accanto a quelli dei giganti del Divisionismo italiano, Pellizza da Volpedo e Morbelli. Ben rappresentata è anche la temperie culturale romana in cui, grazie anche all'influenza di D'Annunzio, pittori come Sartorio e De Carolis si rifecero maggiormente alla tradizione, seguendo le orme dei Preraffaelliti inglesi; non vengono trascurati neppure i confronti internazionali con i simbolisti stranieri presenti in Italia come Böcklin, Klimt, von Stuck, gli ultimi due testimoniati in mostra rispettivamente dalla Giuditta – Salomè e da Il Peccato.
L'esposizione si articola in otto sezioni. Si parte dallo spazio dedicato ai ritratti e autoritratti dei protagonisti che per i pittori simbolisti sono un momento privilegiato per manifestare interiorità ed essenza dell'effigiato attraverso, ovviamente, una rappresentazione simbolica del proprio genio.
A seguire, la sala intitolata al mistero della maternità e dedicata alla prima Triennale di Brera del 1891: anche qui, come allora, appaiono affrontate Le due madri di Giovanni Segantini e Maternità di Gaetano Previati, quadri che segnano la sintesi fra divisionismo e contenuti simbolici.
Una sezione a parte è dedicata naturalmente alla nuova interpretazione del paesaggio e al tentativo di esprimere un sentimento panico della natura della quale si tenta di indagare i segreti, anche se il vero pezzo forte è la sala intitolata al mistero della vita: la donna qui assume un ruolo fondamentale in quanto radice dell'esperienza umana, idealizzata nel suo ruolo di madre, la morte è rappresentata in modo da suggerire il proseguimento della vita nel mistero e la vecchiaia entra a pieno titolo nel mondo dell'arte con tutta la sua tristezza.
La morte quale suggello perfetto dell'amore, quale momento culmine del donarsi all'altro e l'erotismo conturbante della donna sono i temi di un'ulteriore sezione che vede esposti anche i capolavori del Simbolismo tedesco sopra citati. In quest'ottica non poteva certo mancare uno spazio completamente dedicato all'abisso e alla rappresentazione del mito e del sogno, tutte tematiche verso cui si indirizzano molti di questi artisti, delusi dalla positivistica fiducia nei valori scientifici, quasi in opposizione alla volgarità del presente.
Interessantissimo è l'esperimento di dedicare poi uno spazio all'esposizione della Biennale di Venezia del 1907 con la sua Sala dell'Arte del sogno che ebbe come curatori Galileo Chini, Edoardo De Albertis e Gaetano Previati: tutte le opere qui contenute furono allestite in quella famosa sala dedicata alla figura di Garibaldi di cui ricorreva allora il centenario della nascita.
Non trascurabile è, infine, la sezione dedicata all'immaginario in bianco e nero vale a dire alla produzione grafica come forma di arte autonoma che, fra Otto e Novecento, rappresenta un ottimo punto di contatto fra l'Italia e la cultura figurativa mitteleuropea.
La mostra è aperta tutti i giorni tranne il lunedì dalle 9,30 alle 19 ed è corredata da un ottimo catalogo edito da Marsilio. Per maggiori informazioni www.palazzozabarella.it, tel. 049/8753100.